La “rivoluzione Internet”

Il titolo, senza ombra di dubbio, è ormai una frase fatta, ma, altrettanto indubbiamente, esprime una profonda verità.

Da un certo punto di vista, negli ultimi anni non si sono avute innovazioni tecnologiche importanti che abbiano avuto sostanziali ricadute sulla vita quotidiana, ma per lo più si sono migliorate tecnologie già esistenti: lavatrici, frigoriferi, televisori, telefoni (con l’eccezione, forse, di quelli cellulari), radio, apparecchi per ascoltare musica, automobili e lo stesso personal computer sono sostanzialmente identici a venti anni fa; hanno per lo più subito dei miglioramenti, anche notevoli, magari, ma nulla di più.

Ciò che venti anni fa non c’era nelle nostre case e nelle nostre scuole era, appunto il collegamento ad Internet. È un cambiamento tecnologico, certo, ma anche, ed è questo che conta, culturale e, addirittura, di percezione del reale.

In questa ottica la rete non è esclusivamente un canale attraverso cui scambiare messaggi, ma spazio, fisico e virtuale allo stesso tempo, in cui confrontarsi, elaborare e operare sia in modo asincrono che sincrono.

P.G. Rossi, Dal testo alla rete, Tecnodid, 2000

Siamo quindi di fronte ad un nuovo paradigma, ad un nuovo modello.

Stanno quindi mutando non solo le modalità di comunicazione e di trasmissione della conoscenza, ma, di conseguenza, le visioni del sapere.

Internet presenta dei limiti, senza dubbio, non è la panacea, non ci si può limitare acriticamente ed entusiasticamente a magnificarlo, ma assumere atteggiamenti snobistici nei suoi confronti non ha, a nostro avviso, alcun senso. Non è raro invece, soprattutto da parte di docenti di discipline umanistiche, notare una considerazione “di sufficienza” nei confronti di tale strumento.

Relativamente ad Internet e, in generale, all’utilizzo del computer, appare quindi particolarmente inopportuno assumere atteggiamenti da “apocalittici e integrati”.

La “computer illiteracy” (analfabetismo informatico) è già oggi causa di esclusione culturale e lavorativa, così come qualche decennio fa lo era l’incapacità di leggere e scrivere; e l’alfabetizzazione informatica non può prescindere da Internet.

Relativamente al mondo della scuola, inoltre, è di fondamentale importanza notare come Internet (come del resto la radio e la televisione) metta in discussione il suo ruolo di centralità trasmissiva, visto che la quotidianità con l’uso di Internet porta ad assumere un atteggiamento interattivo, dove l’informazione si attua (o, meglio, si può attuare) in un continuo interscambio tra i soggetti e gli oggetti della comunicazione.

La scuola sta comunque prendendo atto di questo cambiamento, ma spesso si limita ad affiancare alle tradizionali attività didattiche un’ “ora di informatica”, a volte fine a se stessa, come accade in genere, ha osservato Roberto Maragliano, per i cosiddetti audiovisivi. L’apprendimento multimediale, del resto, attrae maggiormente tutti, non solo i giovani, perché più coinvolgente, “immersivo”; l’apprendimento “tradizionale” si basa invece quasi esclusivamente sull’astrazione.

Il problema è che l’aumento crescente delle informazioni rese disponibili da Internet e la parallelamente crescente complessità dei saperi rendono necessaria una revisione delle competenze che gli studenti devono acquisire, sia mettendo sempre più da parte la tradizionale separazione tra l’ambito scientifico e quello umanistico sia rendendosi sempre meglio conto che la scuola deve riconsiderare la centralità dell’ “approccio trasmissivo” di pacchetti preconfezionati di contenuti, per puntare anche a fornire gli strumenti necessari ad un’autonomia di selezione e organizzazione delle informazioni.