Una possibilità offerta dagli elaboratori di testo (ma non solo da questo tipo di programmi) è quella di creare degli ipertesti. Qui l’aspetto rivoluzionario, innovativo, creativo offerto da questi relativamente nuovi strumenti si manifesta con particolare evidenza.
Nell’ipertesto si abbandona la secolare abitudine alla lettura lineare, sequenziale, stabilita definitivamente, una volta per tutte, dall’autore di un testo, per passare ad una lettura che, ovviamente sempre sulla base del materiale fornito dall’autore, vede il lettore come protagonista, non più come fruitore passivo.
Ciò che consente questo processo sono i link o “parole calde”: ad alcuni termini di un ipertesto viene associata la possibilità di collegarsi, al semplice click del mouse, ad altre parti dell’ipertesto. Il percorso di lettura che ne consegue, quindi, è deciso dal lettore. Certo, il “luogo” in cui la non linearità di questa nuova possibilità di percorso di lettura si dispiega in tutta la sua interezza è la navigazione nel Web: nessun autore può padroneggiare, imporre i percorsi che il lettore-navigatore può seguire, ma già nell’ipertesto la comparsa di una modalità completamente nuova di fruizione di un testo appare con molta evidenza.
L’ipertesto è dunque una scrittura non sequenziale, un testo ramificato che consente al lettore di scegliere come leggerlo.
Il primo ad usare questo termine è stato Ted Nelson, negli anni Sessanta, riferendosi ad un insieme di materiale scritto e/o iconico interconnesso in maniera molto complessa e, quindi, non adeguatamente rappresentabile su supporto cartaceo.
Una più approfondita analisi del concetto di ipertesto ce la offre Paul Landow che, in un’intervista pubblicata su un sito Internet della RAI (www.mediamente.it), lo descrive sinteticamente così:
Definirei l’ipertesto come qualsiasi forma di testualità – parole, immagini, suoni – che si presenti in blocchi o lessie o unità di lettura collegati da link. Si tratta, essenzialmente, di una forma di testo che permette al lettore di abbracciare o di percorrere una grande quantità di informazione in modi scelti dal lettore stesso, e, nel contempo, in modi previsti dall’autore. Se dovessi definire l’ipertesto con una o due frasi, direi che l’ipertesto è una forma di testo composta da blocchi di “scrittura” e immagini collegati da link, che permette una lettura multilineare: non una lettura non lineare o non sequenziale, ma una lettura multisequenziale.
Va precisato che con il termine “lessia” si intende un’unità di lettura, un singolo blocco di testo inserito all’interno di un ipertesto.
Altre interessanti definizioni di Landow, quasi tutte oggi entrate nel linguaggio comune, sono:
Link: collegamenti tra lessìe esterne o interne all’ipertesto.
Ipermedia: ipertesto nel quale l’idea di testo è estesa a informazioni visive, a suoni, ad animazioni eccetera
Metatesto: insieme di ipertesti, collegati tra loro per mezzo di link esterni.
È da evidenziare il fatto che non si possono sempre pretendere ed individuare definizioni univoche, definitive relativamente a questo ambito, vista la velocità con cui gli strumenti informatici introducono cambiamenti e considerando che la riflessione su questi temi è ancora in atto.
Secondo Pier Giuseppe Rossi,
la pagina di un ipertesto ha una doppia identità: è una lessia e contemporaneamente una mappa. In quanto lessia la pagina è portatrice di un senso compiuto. In quanto mappa la pagina, con i suoi link, è simile ad una sirena che prefigura possibili scenari […] la lettura è influenzata dai link, che diventano sporgenze significative dell’ipertesto
Pierre Lévy in Le tecnologie dell’intelligenza, propone sei principi fondamentali da tenere in considerazione per riflettere sull’ipertesto:
- PRINCIPIO DI METAMORFOSI
La rete ipertestuale è continuamente in costruzione e rinegoziazione. Può restare stabile per qualche tempo, ma questa stabilità è essa stessa frutto di un lavoro. La sua estensione, la sua composizione e il suo disegno sono una questione permanente per gli attori coinvolti, che siano degli esseri umani, delle parole, delle immagini, dei tratti di immagine o di contesto, degli oggetti tecnici, delle componenti di questi oggetti ecc. - PRINCIPIO DI ETEROGENEITÀ
I nodi e i legami di una rete ipertestuale sono eterogenei. Nella memoria si troveranno delle immagini, dei suoni, delle parole, delle sensazioni diverse, dei modelli ecc., ed i legami saranno logici, affettivi ecc. Nella comunicazione i messaggi saranno multimediali, multinodali, analogici, digitali ecc. Il processo sociotecnologico metterà in gioco delle persone, dei gruppi, degli artefatti, delle forze naturali di ogni grandezza, con tutti i tipi di associazione che si possono immaginare fra questi elementi. - PRINCIPIO DI MOLTEPLICITÀ E DI INSCATOLAMENTO DELLE SCALE
L’ipertesto si organizza su un modello frattale, cioè qualsiasi nodo o qualsiasi legame, all’analisi può rilevarsi composta da una rete, e così di seguito , indefinitivamente, lungo la scala dei gradi di precisione. In certe circostanze critiche, degli effetti possono propagarsi da una scala all’altra: l’interpretazione di una virgola in un testo (elemento di una macro rete documentaria), se si tratta di un trattato internazionale, può ripercuotesi sulla vita di milioni di persone(sulla sala della macrorete sociale). - PRINCIPIO DI ESTERIORITÀ
La rete non possiede unità organica, né motore interno. La sua crescita, la sua diminuzione, la sua composizione e ricomposizione permanente dipendono da un esterno indeterminato: aggiunta di nuovi elementi, collegamento con altre reti, eccitazione di elementi terminali (ricevitori). Per esempio, per la rete semantica di una persona che ascolta un discorso, la dinamica degli stati di attivazione risulta da una fonte esterna di parole e di immagini. Nella costituzione della rete sociotecnica intervengono sempre degli elementi nuovi che non le appartenevano un momento prima: elettroni, microbi, raggi X, macromolecole ecc. - PRINCIPIO DI TOPOLOGIA
Negli ipertesti, tutto funziona secondo il principio di prossimità, vicinanza. Il corso dei fenomeni è questione di topologia, di percorsi. Non vi è spazio universale omogeneo in cui tutte le forze di collegamento o di scollegamento, in cui i messaggi potrebbero circolare liberamente. Tutto quel che si sposta deve prendere la rete ipertestuale così com’è o deve modificarla. La rete non è nello spazio, essa è lo spazio. - PRINCIPIO DI MODALITÀ DEI CENTRI
La rete non ha centro, o piuttosto, possiede in permanenza diversi centri che sono come tanti punti luminosi continuamente in movimento, che saltano da un nodo all’altro, che si trascinano intorno una infinita ramificazione di radicelle, di rizomi, sottili linee bianche che schizzano carte dai dettagli raffinati e poi corrono a disegnare un po’ più in là paesaggi di senso.